Il 27 luglio del 2024 è stata inaugurata la riapertura dell’Abbazia di Piobbico dopo i lavori di restauro con molto entusiasmo da parte di tutti gli abitanti di Sarnano ed oltre, giustamente per il recupero di una architettura del genere, dopo il terremoto del 2016 e seguenti. Ma dal punto di vista del restauro questo è stato un grossolano errore professionale condiviso anche dalla Curia di Camerino. Se leggiamo nel dizionario il significato della parola “restauro” si precisa che: Restaurare, come citato nel vocabolario Zingarelli, significa: “Restituire allo stato primitivo opere d’arte o altri manufatti, rifacendoli, riparandoli o rinnovandoli”. Conservare, sempre dal vocabolario Zingarelli significa:” Rimanere nello stato originario, senza alterazioni o deterioramenti” ed è quello che è stato fatto a Piobbico, a prescindere da ogni cultura storica.
Il restauro di questa Abbazia avrebbe dovuto contemplare la ricostruzione della torre, caratteristica inalienabile per organismi architettonici del genere. La sua altezza che di solito si eleva quasi del doppio di quella del presbiterio, poteva essere ricostruita partendo dalla base esistente ben evidente ed elevarla a scelta del progettista e della Soprintendenza. La torre poteva concludersi con un fornice o due, dove collocare le campane, tipo la torre dell’abbazia di San Ruffino in Amandola, oltretutto coeva. Questo avrebbe ridato consistenza storica, carattere architettonico, e certezza dell’essere un Abbazia del XII secolo, riproducendo sensazioni ed emozioni caratteristiche alla vista dell’insieme, e accrescere e valorizzare ulteriormente il carattere del territorio circostante.
La torre è già presente sul lato sinistro dell’edificio, a fianco del presbiterio come potete costatare da soli, e si eleva da terra per circa m 2,50, il resto continua nel piano seminterrato a fianco della cripta e fino al livello del pavimento di questa. Dalla cripta si accede alla torre tramite una piccola porta tutt’ora presente.
Invece per colpa di una Committenza e di professionisti poco legati alla storia architettonica di un edificio del genere, non curanti e con una visione praticona del restauro ma non dell’essenza di esso, è stato ricostruito il campanile a vela del settecento, come una qualunque chiesetta di campagna di quel periodo. Nel XVIII secolo quando è stata restaurata l’Abbazia dopo i tanti terremoti di quell’epoca, che sicuramente avranno abbattuto parte della torre, è ovvio che, per la spesa considerata troppo elevata, si è optato per un campaniletto a vela invece di ricostruire la torre originaria. Il campaniletto ricostruito ha resistito fino al terremoto del 1997 quando è stato restaurato utilizzando oltretutto calcestruzzo, poi con il terremoto del 2016 e seguenti, è crollato sul presbiterio demolendo mezza chiesa. Con i finanziamenti presenti per il restauro previsti nei finanziamenti di restauro conseguenti all’attuale terremoto, si potevano chiedere soldi a volontà, specialmente per un edifici del genere, invece non c’è stata l’attenzione, la volontà, né da parte dei professionisti né da parte della Committenza, di effettuare un restauro dell’Abbazia con la ricostruzione della torre, oltre ovviamente al resto. Un intervento del genere sarebbe rimasto nella storia, altro che il campaniletto a vela.
Si dirà subito che la Soprintendenza delle Marche non avrebbe dato l’autorizzazione alla ricostruzione della torre, e che si sarebbe dovuto ricostruire quello che c’era prima del terremoto, cosa assolutamente non vera perché a San Costanzo di San Ginesio, come si può vedere dalle foto allegate, la Soprintendenza delle Marche, e quella Archeologica di allora con sede in Urbino, non solo hanno dato parere positivo e la necessaria autorizzazione, ma hanno partecipato con molto interesse al ripristino della torre e della cripta della chiesa di San Costanzo.
Il terremoto del 2016, aveva fatto crollare il campaniletto a vela, quindi era proprio l’occasione, il caso unico di ricostruire la torre, parte architettonica caratteristica di simili Abbazie e segno identificabile per tutto il territorio. Non credo che i funzionari attuali della Soprintendenza, se sollecitati all’approvazione di un progetto del genere con ricostruzione della torre, si sarebbero comportati in maniera diversa rispetto ai colleghi del 1997. Ma si sa, che una pratica sbrigativa è molto più remunerativa di un’altra con qualche studio in più da compiere; non mi risulta che sia stato sottoposto all’esame degli addetti un progetto con ricostruzione della torre. Quindi cari cittadini di Sarnano non gioite di un errore, anzi dovreste essere molto indignati per la superficialità con la quale è stato trattato questo restauro. Non solo, si potevano effettuare scavi archeologici nell’intorno dell’Abbazia per evidenziarne le sicure mura del convento presenti ma interrate, si dovevano ricercare le tracce della storia architettonica di questa Abbazia nei secoli, invece nulla di tutto ciò, e per questo propongo un doveroso ringraziamento alla Curia di Camerino ed allo studio, oltretutto d’ingegneria, che “non ha proposto un progetto di restauro degno di questo nome”, ma, insieme, hanno fatto un lavoro che avrebbero potuto fare i soli muratori senza bisogna di tanti “capisciotti”.
11 novembre 2024
Arch. Giuseppe Gentili