Come architetto-contadino vivo da oltre trenta anni in mezzo alla natura e con la natura. Inoltre ho passato l'infanzia nella campagna ai piedi dei monti Sibillini. Per questo credo di conoscere abbastanza bene le manifestazioni con le quali la natura si presenta nel tempo umano, cosa avviene a prescindere o per colpa dell'intervento dell'uomo. Al contrario di molti "verdi di città" che oltretutto riescono poi ad imporre leggi sbagliate sull'ambiente. Quello che oggi a ritmi quasi frenetici ci viene fatto conoscere dai media sulle tragedie che avvengono tra uomo e natura non spiega mai il processo che porta a determinati eventi. Non ci viene spiegato mai dai media che oltre agli interventi dell'uomo sono state fatte leggi dai sopraddetti "verdi di città" che sono state e saranno la causa di simili disastri. In sequenza parliamo delle cause:
1) Fin dagli anni del dopoguerra l'agricoltura è stata relegata ad attività non primaria ma ultima nelle scala sociale. L'agricoltore è stato sempre considerato una nullità sia dai mezzi di comunicazione che dalla scuola, nessuno avrebbe detto negli anni sessanta settanta ad un giovane fai l'agricoltore, quello che si diceva non occorre elencarlo, era qualunque altra cosa. Le zone rurali coltivate, specialmente quelle di piccola dimensione, che costituivano poi la maggioranza della superficie nazionale coltivata, hanno finito per essere abbandonate e con loro la tutela e la irreggimentazione delle acque pluviali che gli agricoltori quotidianamente, ed ogni volta che se ne riscontrava il bisogno, provvedevano a canalizzare, deviare, pulire gli alvei ecc., attività spontanea senza bisogno di leggi.
2) Spopolate le campagne riempite le città, quei pochi agricoltori che sono rimasti sono stati bersagliati da infinite normative a tutela della natura imposte dai sopraddetti "verdi di città", cittadini ignari dell'evolvere della natura, ed anche perché era ed è di moda e faceva e fa molto intellettuale anzi super-intellettuale, parlare di protezione della natura.
Normative del tipo: le piante non si toccano in nessun caso ovunque esse crescano. L'inselvatichimento delle aree una volta agricole è auspicato e favorito addirittura con rimboschimenti negli anni '60 con piante non autoctone. Gli alvei dei torrenti debbono restare al naturale per non compromettere il corretto sviluppo del microambiente fluviale sulla sponda, se crollano alberi a causa della neve o per altra causa, l'alveo non può essere ripulito.
C'è stato un periodo nelle marche che si davano soldi a fondo perduto a chi non avesse arato i campi per qualche anno favorendo così la crescita spontanea di piante. Comunico per i cittadini che per alcune essenze arboree, e dico arboree non erbacee, la crescita di un metro e mezzo può avvenire in quattro mesi, se il clima lo permette, partendo da una radice interrata..
Se crolla un ponticello di una strada vicinale per attraversamento del torrente, non si può ricostruire.
3) altri divieti: a - se un'area agricola per abbandono viene ricoperta dal bosco ( in dieci anni crescono piante alte quattro metri più vari cespuglietti di sottobosco) non si può più riportare a coltura agricola tramite il disboscamento, quindi il bosco con questo sistema ha invaso migliaia di ettari agricoli non più recuperabili. b - se sono proprietario di un'area agricola coltivata al di là di un torrente e crolla il vecchio ponte fatto con tubi di cemento o con vecchie travi, se il Comune non dovesse provvedere alla ricostruzione perché trattasi di strada vicinale o perché il Comune non ha soldi, io posso ricostruire il ponte sul torrente solo pagando un canone annuo allo Stato oltre alla spesa del ponte. Quindi pago le tasse del terreno agricolo anche se non posso raggiungerlo per coltivarlo, e se costruisco il ponte per raggiungere il fondo, pago anche il canone per l'attraversamento: questa è pazzia non tutela.
4) Ammesso che il clima sia in modificazione, che definisco naturale, (nel XIII secolo si coltivava la vite in Inghilterra perché il clima era caldo in quel periodo, poi nei secoli successivi è tornato molto freddo e la vite non si è più coltivata.
La Groenlandia si chiama così perché intorno all'anno mille fu così definita da Erik il Rosso danese come "terra verde" quindi la quantità di pioggia che cade oggi è maggiore di quella che cadeva nei secoli scorsi, quest'acqua non penetra nel terreno perché: i boschi sono diventati impermeabili a causa della mancanza di pulizia del sottobosco che una volta veniva effettuata, il terreno è reso impermeabile sia da erba che da detriti di piante secche e marciume vario oltre a muschi e licheni; le aree agricole rimaste incolte non assorbono acqua a causa dell'erba non falciata (la falasca) che determina un tappeto impermeabile; le strade di campagna sono asfaltate, così come tutte le aree dei paesi e delle città; anche in alta montagna l'erba per mancanza di taglio o di pascolo da greggi o mandrie forma un manto impermeabile all'acqua; l'acqua che non penetra nel terreno si convoglia immediatamente in rivoli e ruscelletti vari fino al torrente e al fiume ed arriva al mare in tempi brevissimi ed in grande quantità. Ovviamente nel tragitto non lascia indifferenti le sponde.
5) Il torrente vicino alla mia casa scende dalla montagna e attraversa la valle, ad ogni temporale il suo livello cresce per due o tre o quattro ore, o per un giorno, poi torna a livelli minimi. Negli anni cinquanta il torrente cresceva di livello a fine marzo, nel mese di aprile manteneva la portata; fino a settembre la portata diminuiva gradatamente. Questo perché oggi le acque arrivano al letto del torrente immediatamente non avendo la possibilità di penetrare nella terra ed alimentare gli invasi sotterranei come succedeva tanti anni fa prima della civiltà dell'industria assoluta. Poi dagli invasi sotterranei fuoriusciva attraverso attraverso le sorgenti naturali alimentando torrenti rivoli e scoli vari. Cinquanta anni fa il periodo di magra di un torrente o fiume era tra La fine estate e l'autunno e la massima portata si riscontrava alla fine della primavera ed l'estate.
6) Queste piene dei torrenti che avvengono in tempi brevi non sempre dipendono dalla quantità d'acqua delle precipitazioni, i torrenti e i fiumi andranno in piena perché la pioggia non viene assorbita dai terreni. Conseguenza questa che porta agli allagamenti degli edifici residenziali ed industriali specialmente di fondovalle e alla foce dei fiumi.
7) Il concetto della industrializzazione globale a discapito dell'agricoltura ha portato a prevedere le aree industriali nelle aree pianeggianti quasi sempre nelle vicinanze di fiumi o torrenti e nelle zone di esondazione dei corsi d'acqua. Non può che avvenire l'allagamento degli edifici industriali e residenziali in tali aree. Decenni or sono sarebbero stati allagati i campi se ci fosse stata una esondazione, ora si allagano le opere dell'uomo, è colpa della natura?, no è colpa degli s"verdi" e di quelli che hanno spinto sull'industrializzazione indiscriminata ( una pazzia la previsione nel PRG, legge urbanistica del 1967, di aree industriali e o artigianali in ogni Comune, regalo dei concetti urbanistici e di sviluppo della sinistra, che oggi si atteggia a protezione della natura; le migliori aree per la produzione agricola sacrificate al benessere industriale ad ogni costo).
8) I media ignoranti (sempre in senso latino) appena succede una frana subito la colpa al disboscamento, mai alla conservazione ottusa della natura: dei torrenti, dei boschi, delle aree di montagna, ecc., certo che alla fine la colpa è sempre dell'uomo, ma non di tutti gli uomini, non mi sento per nulla colpevole e spero che la natura faccia giustizia degli errori dell'uomo sperando che alla fine si ravveda. Ripristinare le superfici agricole eliminando i boschi che le hanno invase dovrebbe diventare una legge di conservazione e restauro della cultura agricola dell'uomo tale e quale al restauro e conservazione dei beni storici culturali. Il terreno senza bosco ritornerebbe ad assorbire acqua. Qualche giorno fa ho ascoltato il compiacimento di alcuni giornalisti televisivi che comunicavano l'aumento rilevante in Italia delle aree boscate. Bravi! Il bosco e le piante vanno curate e conservate e sviluppate dove servono come alleate e parte integrante e compartecipante all'attività rurale.
Ritornando al titolo, la natura fa quello per cui è nata e senza alcun bisogno dell'aiuto dell'intelligenza umana.
Gennaio 2017
Giuseppe Gentili