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Commenti e Saggi


8. Sempre sui centri storici


E’ da qualche settimana che, sul giornale “Il Messaggero”, leggo della competizione fra gli Amministratori dei Comuni delle Marche, su chi riuscirà per primo a far morire in via definitiva  i propri centri storici, concedendo incosciamente o coscientemente le autorizzazioni alla realizzazione di megacentri commerciali. Tali centri, a volte, sembra che vengano proposti in zone tali  da provocare un danno più sicuro e di maggior dimensione, e quindi vengono collocati in aree baricentriche a più Comuni, affinché con una fava si possano prendere non due, ma vari piccioni. Come si fa a non capire che costruendo centri commerciali di questo genere, nella realtà della urbanizzazione  marchigiana, si toglie ai centri storici la linfa vitale che li sorregge e che, di conseguenza, in questa maniera vengono portati con decisione verso l’eutanasia. Mettere in concorrenza un’ attività commerciale del centro storico, con un megacentro dove si concentra di tutto: dall’attività commerciale allo svago e divertimento, alla ristorazione, ai servizi  e quant’altro, significa svuotare i nostri storici paesi dalle condizioni per le quali nacquero, e cioè  la socialità, intesa come vita con tutti gli annessi ed attività  correlate. Ad un piccolo o anche grande commerciante, che fino a ieri ha mantenuto accese le luci nelle vie del proprio paese, non resterà che chiudere la porta ed andarsene. Il cittadino che risiede nel centro storico, quanto pensa di poter restare là,  quando non ci saranno più le attività commerciali, o i ristoranti, o il cinema, o i servizi ecc.  e le vetrine saranno spente?

Non si comprendono le azioni di alcuni Amministratori, che si spellano le mani per promettere la rinascita del centro storico mediante la risoluzione di tutti i problemi connessi, specialmente durante le elezioni, ( non c’è partito che nel programma elettorale non metta la risoluzione dei problemi del centro storico), e poi si compiacciono di aver nella propria città un centro commerciale più grande di quello del vicino.  Molti si  inventano  mercati e mercatini di ogni genere, manifestazioni storiche anche fasulle, oppure organizzano convegni per il rilancio economico-turistico-sociale del “bellissimo e conservatissimo” centro storico, dove  intervengono valenti architetti che fanno a gara per proporre soluzioni anche le più cervellotiche,   poi, si permette la costruzione di  centri commerciali di queste dimensioni e si pretende che il paese continui a vivere senza risentirne?  E’ vero che le tasse pagate da questi centri, fanno molto comodo alle magre casse di tutti i comuni e che con essi si riesce anche ad ottenere la realizzazione di qualche giardinetto pubblico,  ma ne vale il costo sociale?

E’ da tempo che si assiste a questa inarrestabile proliferazione di centri commerciali, ma nessuno ha mai preso una posizione, qualunque essa sia, sul problema: né gli ordini professionali degli Architetti e degli Ingegneri, che pensano magari  a quando potranno, anche loro, progettare una cosa del genere, ( ci proverò anch’ io), né gli ambientalisti che badano all’uccello ed alle foglie, tralasciando le necessità dell’uomo; né i sindacati, tanto solerti a difendere il posto di lavoro, non il lavoro; nessuno della sinistra, tanto premurosa nella difesa del sociale; né le associazioni dei commercianti, le quali se dicono qualche cosa,  la dicono piano e timidamente; ma neanche i giornali si interessano a tale problematica, se non per dare la notizia dell’apertura di un nuovo centro. Insomma nessuno, che io sappia, fa sentire seriamente la propria voce; si ascoltano in lontananza solo tenui ed inutili lamenti dei commercianti dei centri storici. Il centro commerciale per l’amministratore e per il “paesano” è il simbolo di modernità e di sviluppo per cui a Lui, con molta superficialità, si sacrifica la nostra storia. I cittadini poi si lamentano che nel centro storico non c’è più niente  e quindi vanno a comprarsi l’appartamentino in condomino vicino al centro commerciale.

Le superfici dei centri commerciali già in attività nelle Marche, basterebbero, in proporzione, per tutta l’Italia centrale. Si dovrebbe avere più consapevolezza che tutta la Regione Marche conta un milione cinquecentomila abitanti  circa, compresi gli extracomunitari e i turisti, ( questa bassa densità chiaramente è un gran bene), di conseguenza non possono esserci nella regione città con la necessità di “decongestione del centro storico” per eccesso di abitanti o di mobilità; i nostri paesi o città sono, come già detto una volta,  piccoli o grossi condomini, ma condomini. La “palazzina”  di Corviale a Roma conta cinquemila abitanti!.

L’abbandono dei centri storici da parte delle attività commerciali porterà ad un degrado di questi come quello ambientale  determinato nelle campagne e nelle aree interne della regione a causa del trasferimento di molti abitanti  lungo la costa.

Arch. Giuseppe Gentili