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Commenti e Saggi


51. Il cambiamento climatico


Esondano i fiumi, ma anche i torrenti e i rigagnoli, si allagano gli abitati, piccoli e grossi. Seminterrati cantine, fabbriche, sottopassaggi finiscono sott’acqua, le strade diventano fiumi e ruscelli al posto di quelli naturali. Ci sono morti ogni anno, e da anni non si fa nulla per colpa del cambiamento climatico. Il fango venuto dalle colline travolge e sotterra tutto, distruggendo anche qualche casa. Strade interrotte per frana e ponti demoliti dalla forza delle acque. Tale è di norma la cronaca di questo periodo stagionale (autunno?) che si ripresenta pari pari in primavera. Tutti gli addetti alla comunicazione giornalisti di carta stampata e giornalisti sempre di carta, della televisione, si sbracciano per comunicare il cambiamento climatico. Ma la natura non c’entra, inutile incolpare il cambiamento climatico: Il fatto è che il territorio è stato abbandonato in favore di tutte le altre attività extra rurali ed anche ludiche, con conseguente abbandono delle aree di montagna e collinari. Inurbamento anche in piccoli paesi, ma sempre inurbamento, con relativo abbandono delle zone agricole. Sintetica analisi delle cause dell’enorme massa d’acqua che si riversa nei centri abitati dopo anche un giorno di maltempo. “La bomba d’acqua”. Allora: tutti i territori di montagna e collina una volta coltivati ora sono incolti, con la conseguente crescita di erba, che dopo solo un anno senza essere tagliata si trasforma in uno strato impermeabile. I capisciotti del governo hanno fatto perfino una legge in edilizia che si deve dimostrare la mancata permeabilità del terreno a causa delle costruzioni, senza capire che, se quella della costruzione rappresenta 1 di mancato terreno permeabile, nelle campagne ci sono 100 di terreni impermeabili a causa dell’abbandono. I boschi sono lasciati alla crescita naturale e incontrollata con il fondo coperto di foglie, rami secchi, cortecce delle piante, erba che crescendo lega il tutto in un omogeneo strato impenetrabile all’acqua piovana.

Alla prima pioggia autunnale, anche poco consistente, l’acqua comincia a scorrere sia dal fondo dei boschi che dai campi incolti raccogliendosi in piccoli rivi che diventano ruscelli, che finiscono nei torrenti, che finiscono nei fiumi a valle, che finiscono addosso alle case dei centri abitati ed esondano nel territorio, poi confluiscono al mare. La terra incolta non assorbe. In estate le sorgenti sono secche e manca l’acqua negli acquedotti. Cosa ci vuole a capire questo processo elementare? Ma anche gli onniscienti capisciotti giornalisti danno la colpa al cambiamento climatico, non a tutto quello suddetto. Vero, ci sarà anche quello, il cambiamento climatico, anzi forse c’è, ma la colpa delle alluvioni è sempre dell’incuria del territorio da parte dell’uomo. Nessuno si interessa più degli scoli naturali nelle campagne, perché abitate da pochissimi in percentuale, ma nessuno cura neanche i chiusini nei centri abitati, i sottopassaggi dove ogni tanto ci muore qualcuno all’interno della propria auto allagata, tutti aspettano che ci sia la fata turchina a fare quello che, quaranta anni fa circa, facevano gli agricoltori, i conduttori de i fondi, oppure i cosiddetti stradini, che indirizzavano l’acqua piovana dalla strada verso i torrenti.

Nei centri abitati e nelle città persino le guardie comunali si interessavano della pulizia dei chiusini. Oggi piove forte? Tutti in casa, o al lavoro, o a guardare il telefonino, oppure a fare qualunque altra cosa meno che occuparsi dell’acqua. Tutti in attesa di qualcuno che provveda, nessuno fa nulla, tutti hanno il diritto di non fare nulla, perché si spera ci sia chi possa provvedere e fare o che dovrebbe fare, è nostro diritto, salvo poi assistere alle alluvioni. Nessuno sembra abbia il dovere di fare, di legiferare, di cambiare questo modo di vivere “nella civiltà del nulla” diceva un ottimo Papa defenestrato. Arriva la tragedia? Colpa del cambiamento climatico!!.

Arrivano gli extracomunitari a migliaia, tutto gratis perfino il telefonino per giocare. Non potrebbero essere impiegati a tappeto per il ripristino della vivibilità nel territorio, visto che vivono qui gratis anche loro nello stesso posto e non fanno nulla tutto il giorno? Non credo sarebbero contrari, anzi. No, il sindacato dice che sarebbe sfruttamento, ed il sindacato conta, ma non parla dei danni delle alluvioni. Non c’è il sindacato dell’acqua, che dovrebbe pretendere di essere assorbita dal terreno, o governata e trasportata al mare senza troppi problemi per la via, e senza creare danni.

Ogni anno sarà peggio, perché non si prende coscienza del problema e delle cause. Basterebbe che un Governo illuminato favorisse la vita nei territori di campagna con riduzione delle tasse e simili o con altre facilitazioni, costerebbe sempre molto, ma molto meno anche in vite umane, che provvedere poi economicamente alle tragedie, e ridurremmo la pressione sulle città

Non dico che sia la soluzione, ma parte di essa. Si continua a vivere in città, nessuno preferisce la campagna, si continua a costruire sul letto dei fiumi o nei compluvi naturali, si costringono i corsi d’acqua dentro a tubi e canali, tanto sono anni che non scorre più nulla in quel letto, facciamoci sopra una bella costruzione anche abusiva.

Ci saranno sempre allagamenti, perché ci sono quelli mentali. Io sono architetto-contadino vivo in campagna, e curo il terreno che mi circonda, anche ad ampio raggio e non mi allago. Mia zia Maria a 95 anni, in previsione di un temporale, andava ad aprire le cunette della strada sterrata a lato e a monte della sua casa, e i vari rivoli che fiancheggiavano i campi e il suo orto, anche sotto la pioggia, poco alla volta, un’area alla volta, ma lo spirito e la coscienza era quello di salvaguardare il territorio, perché lei non sapeva che c’era il cambiamento climatico.

Sarnano, 2020

Arch. Giuseppe Gentili