Indice

Commenti e Saggi


55. Sicurezza e prevenzione sui posti di lavoro


Alla luce dei tanti incidenti degli ultimi giorni, l’ingegner Alessandro Fattori scriveva su Facebook: ”I motivi sono sostanzialmente tre a mio avviso: il primo è che la sicurezza è uno "stato della mente", ossia il lavoratore (di qualunque settore) non ha cognizione dei rischi del suo lavoro e lo esegue "tanto sono 20 anni che lo faccio". Su questo aspetto non c'è normativa che tenga: serve una svolta culturale che deve partire dall'individuo e credo che questo sia la cosa più difficile”. Tralascio gli altri punti.

Ing. Alessandro, concordo con te in tutto, ma il motivo di base, e fondamentale, è quello che tu chiami punto 1). Dalla mia esperienza su i cantiere da 45 anni gli incidenti succedono, almeno nella nostra zona, perché il lavoratore con leggerezza fa cose che non dovrebbe fare o che dovrebbe fare solo in presenza di opere per la sicurezza. Non c'entrano le leggi, è la faciloneria e il modo più comodo di lavorare, per cui alcune disposizioni protettive vengono temporaneamente tolte e in quel momento succede l'incidente. Poi i “capisciotti” giornalisti, quando comunicano l'incidente in televisione o su i giornali, la prima cosa che dovrebbero dire è la causa dell'incidente, è l'azione che si è verificata nel momento, cosa ha fatto l'operaio in quel momento, e spiegare quale comportamento si doveva tenere in quell'attimo per evitare l’infortunio , non cercare sempre la colpa nel padrone, nell’impresario, perché questo è il modo per non risolvere il problema. Se la colpa è dell'operaio, del lavoratore, bisogna dirlo, perché così gli altri starebbero più attenti in quella stessa condizione di lavoro, e questa diventerebbe la vera scuola di prevenzione. Gli ispettori non servono a nulla, solo dove possono, servono a fare le multe anche per inezie. Loro, gli ispettori, dovrebbero essere collaborativi per creare un clima di sicurezza non un clima di paura della multa. Dovrebbero dire: torno tra tre giorni, se non trovo tutto in ordine e sicurezza, allora multa. Non servono né norme più severe né un maggior numero d’ ispettori, serve la consapevolezza continua del lavoratore nei confronti del pericolo, pericolo dell’incidente e della vita, il lavoratore deve aver un consapevole timore, una discreta paura, di quello che potrebbe succedergli in ogni momento della sua attività, allora starebbe più attento. Se il cosiddetto padrone lo obbliga a fare cose che lui reputa pericolose, deve rifiutarsi e comunicarlo al responsabile della sicurezza, se non basta ai Carabinieri, il lavoro non lo perderà di sicuro. Questo dico da anni agli operai dei cantieri che frequento, “tu dimmi dove sei stato obbligato a fare un lavoro con sicurezza ridotta, poi ci parlerò io con l'impresario, anche in malo modo se serve”. Forse per questo durante la mia attività di 45 anni, nei cantiere che ho frequentato, non è mai successo nulla.

Lavoratori, se c'è qualcosa che secondo voi non va bene, denunciate la cosa, e non proseguite in quel modo di lavoro, ne va della vostra vita. Questa è la vera prevenzione, la vera prevenzione è il lavoratore stesso. Invece di fare leggi ed aumentare il numero degli ispettori si dovrebbero fare corsi ai lavoratori sulla pericolosità di ogni attività, facendo prendere coscienza alla persona del valore della vita, e lavorare sempre con un certo timore. Questo dovrebbero fare i Sindacati, non lo sciopero il giorno dopo della disgrazia.

Ottobre 2021

arch. Giuseppe Gentili