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50. Documentari e la colonna sonora


Il sonoro che accompagna il documentario non migliora la sua bellezza, ma ne limita molto la percezione reale.

Dico reale, perché sarebbe molto più interessante e coinvolgente non mettere musiche di sorta come colonna sonora, ma far ascoltare il naturale suono dell’ambiente che si propone.

Per esempio se vedo un panorama di natura, il suono di fondo dovrebbe essere il rumore del vento dell’aria il canto degli uccelli, il rumore del fiume del ruscello della cascata, il vociare delle persone oppure il silenzio: quello che c’è realmente in quel luogo, oltre al commento.

Quasi sempre la musica copre il commento, la musica non c’entra nulla nel documentario, poiché si vuole trasmettere la sensazione di essere in quel luogo, se ne deve trasmettere anche il suo suono e rumore, ma non la musica che disturba, a volte copre e confonde il commento.

In questi casi la musica diventa uno strepito scomodo, fastidioso. In una trasmissione, non ricordo quale, la signora Colò parlò del silenzio di quell’ambiente che avrebbe voluto far percepire ai telespettatori, i quali non avrebbero potuto comunque assolutamente apprezzarlo per il suono-rumore della musica di fondo.

Altra volta in un documentario, di “Ulisse, il piacere della scoperta”, anche Alberto Angela in una tomba etrusca, disse la stessa frase: “questo silenzio bellissimo in questo spazio…”, ma era impossibile ascoltarlo, per il rumore della musica.

Quindi se i commentatori esaltano alcune volte il silenzio, poi questo non viene percepito ma coperto a causa della musica.

Non solo, nel vedere il documentario non si ascolta nemmeno la musica per quello che essa è, poiché altrimenti non si presterebbe attenzione al commento.

Un ambiente va trasmesso con il suo suono, allora documenteremmo esattamente quell’ambiente. Invece oggi ad ogni immagine televisiva è associato un sottofondo musicale: sbagliato, molto sbagliato. Il sonoro musicale aggiunto andava bene per i film muti, dove altrimenti non ci sarebbe stato nulla oltre l’immagine ed il silenzio, ma attualmente le immagini posseggono il loro rumore che oltretutto ne esaltano anche la natura e la specificità.

Si deve eliminare la musica: deve esserci solo il commento e il rumore di fondo di quell’ambiente, il documentario ne uscirà molto arricchito.

La musica la si ascolta nei luoghi e nei momenti adatti ad essa.

Nelle partite di pallone nello stadio, che io non sopporto, non c’è colonna sonora perché la bellezza, a chi piace, è proprio ascoltare il rumore dello stadio, della folla, il vociare generale. Spero di poter vedere, prima o poi, qualche documentario sulla natura, sull’architettura, sull’ archeologia, sugli animali o quello che volete, senza musica, è ora di cambiare, cambiamo, e usciamo dal film muto.

Sarnano, 2021

Arch. Giuseppe Gentili