“Come nella liturgia ci può essere solo una comunità aperta, così anche il vano dell’edificio sacro non dovrebbe avere niente in comune con quei blocchi di cemento che si chiudono alla creazione,dandosi da se stessi la loro luce e la loro aria, le quali, tuttavia, possono sempre provenire soltanto dalla provvista che è propria del mondo creato da Dio.
L’edificio sacro deve, dovunque sia possibile, essere collocato nell’ampio spazio della creazione e mostrare il contatto con essa e così avviare il cammino pieno di speranza verso il Signore che viene”.
Estratto da “Teologia della liturgia” di papa Benedetto XVI (2010).
Nell’anno 1983, don Ivo Gentili mi incaricò di progettare una piccola chiesa nella frazione natale di Coldipastine nel Comune di Sarnano.
Don Ivo si era sempre identificato con la frazione e con la gente che la abitava, e lui era molto orgoglioso di questo, quindi gli proposi un progetto che rappresentava una estensione della frazione all’interno della chiesa e questa doveva essere parte integrante della frazione. Ne derivò uno spazio che individuava il momento della preghiera come parte integrante della vita quotidiana dell’uomo cristiano, che non separa la vita secolare dalla spiritualità.
La chiesa edificio divenne trasparente da ogni parte, proprio per confrontare il momento di meditazione e spiritualità, con gli eventi di vita che avvengono all’esterno, esaltando così un confronto diretto ed intersecato delle due componenti del vivere umano.
Nei nostri giorni alcuni pensatori e politici, tendono ad imporre una distinzione tra la vita materiale secolarizzata, che chiamiamo laica, e la vita spirituale, e quest’ultima non deve interferire con la vita materiale, altrimenti si avrebbe uno stato etico. Il modello di una chiesa del genere sarebbe un cubo in calcestruzzo possibilmente senza finestre dove la spiritualità si può manifestare ben protetta all’interno ed al di fuori, così, la laicità si esprime nella massima libertà e senza interferenze, chiese così ci sono.
Invece la chiesa è la materializzazione di azioni, manifestazioni e visioni della vita che ogni uomo ha, e che sono conseguenza di concezioni e convincimenti spirituali, o quantomeno filosofici e le cose non possono essere disgiunte.
Quindi, la chiesa edificio trasparente, è, e deve essere, il prolungamento dello spazio urbano tridimensionale dove vive l’uomo con tutte le sue azioni e concezioni. Il vangelo invita e propone un modo di vivere, non un modo di meditare, Gesù materialmente e di proposito si è fatto uccidere per dimostrare che dopo la morte c’è una vita, e non il nulla , quindi la professione di fede cristiana si materializza nella vita di tutti i giorni, nel confronto con il mondo circostante.
Questa concezione di un edificio-chiesa fu bocciata dalla commissione della Curia di Camerino dove era presente anche un architetto, fu definita una concezione panteista e pertanto da rifiutare.
Don Ivo, invece accettò con entusiasmo di realizzare una chiesa così concepita, e volle che fosse realizzata, e la dedicò a SANTA MARIA IN VIA.
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L'evoluzione architettonica della chiesa fisica nei secoli, ha rappresentato le diverse interpretazioni clericali del Vangelo. Tali interpretazioni sono state sempre indirizzate verso una concezione passiva e fatalistica dell'uomo nei confronti di Dio, Dio essenzialmente presentato come giudice terribile al quale l'uomo doveva chiedere pietà per poter sperare nella salvezza.
Questa concezione di uomo misero, in contrapposizione ad un Dio severo e poco padre, ha materializzato degli edifici ecclesiastici monumentalístici, murati ed incombenti sull'uomo, entro i quali, il credente doveva adorare con spirito di estrema penitenza e con una visione della propria vita inutile e passeggera.
Il luogo della chiesa quindi è stato sempre associato alla "casa di Dio", al luogo sacro dove solo il sacerdote, custode unico, poteva mediare tra l'uomo e la divinità. Così le architetture delle chiese sono state orientate verso un effetto di isolamento dal mondo reale mediante spazi chiusi e forme tali da suscitare timore nell'uomo, il quale doveva fruire di questo spazio staccandosi dalla vita terrena, causa di tutti i suoi peccati.
Una visione meno opprimente e più diretta verso gli indirizzi evangelici porta ad una concezione spaziale della chiesa fisica molto diversa da quella che conosciamo.
Nel Vangelo si legge "è giunto il momento di adorare il Padre in spirito e verità", per cui la chiesa fisica,concepita come unico luogo privilegiato per il rapporto tra uomo e Dio, dovrebbe essere sostituita da una concezione più universale. Una chiesa quindi di riflessione indipendente, nella quale l'uomo possa prendere coscienza della propria fede di fronte alla realtà quotidiana, con le sue problematiche positive e negative; questo porta ad una architettura propositiva della chiesa che, oltre a riassumere la critica, materializza un rapporto più diretto tra Dio e l'uomo.
Quindi la negazione di spazio murato, come riservato solo agli eletti cristiani, è presupposto fondamentale per l'applicazione reale delle concezioni evangeliche aperte a tutti gli uomini della terra.
Dio si manifesta in ogni luogo, non solo nella chiesa tradizionale; perciò uno spazio concepito il più possibile trasparente, addirittura senza chiusure in modo da non creare diaframmi tra vita spirituale e vita reale, suscita un più cosciente rapporto tra il momento mistico e quello fisico. Questa è la chiesa dove confrontare le coscienze dell’uomo nel momento della spiritualità con la realtà della vita che vedi passare all’esterno; e l’esterno è anche chiesa sulle gradinate che dall’interno si proiettano fuori e senza copertura. La piccola chiesa e stata realizzata in una frazione rurale del comune di Sarnano (MC) a 700 m. sul livello del mare, ai piedi dei monti Sibillini.
Chiesa di Coldipastine
Un luogo di preghiera a confronto con il vivere quotidiano.
IDEOGRAMMA - PROGETTO
Quando Don Luigi Verolini, Primicerio della Parrocchia di S.Maria, nei primi giorni dell’anno 2010, ha proposto di costruire una nuova chiesa nella piazza della Libertà di Sarnano, c’è stato quello che si sol dire un tonfo al cuore, una mancanza d’aria, però appena ripreso dall’impatto e dopo una veloce analisi mentale nella storia dell’architettura, che è poi storia dell’uomo, mi resi conto che forse era la proposta più brillante, innovativa e piena di potenzialità di ogni genere, fatta negli ultimi cinquecento anni, finalizzata alla costruzione di una nuova architettura nel tessuto urbano, per di più storico, di Sarnano.
La proposta di realizzare una struttura parrocchiale con chiesa e vari edifici complementari, come oratori sale riunioni, ecc, avrebbe potuto comportare uno stravolgimento architettonico e funzionale non solo della piazza della Libertà, ma avrebbe avuto significati indotti per il paese e per la popolazione pari a quelli che poterono rappresentare 700-800 anni fa la costruzione della Piazza Alta, con relativa chiesa e torre di Santa Maria.
La volontà di realizzare una unica parrocchia, di cui la chiesa nella piazza ne potesse essere la materializzazione, riunendo tutte le parrocchie del territorio, ha forse lo stesso valore della unione delle contrade nella costruzione di Sarnano nel medioevo, investendo tutta la popolazione sia allora che ora, di una scelta rilevante ed incisiva.
Fin dalla Grecia classica, passando per Roma ed anche durante la storia recente, fino al secolo XIX, nella nostra civiltà occidentale, ogni spazio-piazza, agorà, è stato il luogo della democrazia per antonomasia, luogo religioso, politico ed economico, definito dal Tempio prima e poi dalla Chiesa, oltre che da edifici civili di rappresentazione del potere e delle attività temporali.
Quindi, questo intervento dovrà trasformare la piazza della Libertà e ridefinirne la fruizione, riconducendola al significato classico di luogo di incontro, di conversazione, di intrattenimento, e di manifestazioni popolari.
Il volume dell’edificio chiesa non dovrà emergere dal livello della piazza, per non schermare la vista dei monti Sibillini, ma si svilupperà a gradoni nel dislivello presente tra la piazza ed il sottostante vecchio stadio, come segno della presenza della chiesa e ingresso agli edifici sottostanti, nella piazza ci sarà un paradigma storico della chiesa, una scenografia, un segno inequivocabile che la rappresenterà e che permetterà dalla piazza, la vista della montagna, la quale emergerà dopo aver eliminato tutte le piante che adesso la schermano. La piazza potrà diventare anche una grande chiesa all’aperto con una potenzialità di oltre duemila persone.
La piazza sarà quindi caratterizzata a sud, verso la montagna, dal paradigma della chiesa e negli altri lati da una sequenza di pseudoportici che la delimiteranno verso le due strade: la provinciale per Sassotetto e la Picena Macerata-Ascoli. L’area-piazza sarà in parte realizzata a gradoni per ovviare al dislivello presente. Il monumento ai caduti sarà integrato e collaterale al segno della chiesa, al fianco della quale sarà realizzato anche un ascensore, che partendo dal livello del vicino parcheggio Bozzoni, permetterà l’accesso ai diversi piani e locali della chiesa e alla piazza della Libertà.
Urbanisticamente la piazza non dovrà avere rispondenze simmetriche o assialità, poiché la sua forma non è subordinata ad alcun edificio principale, risponderà esclusivamente alla conformazione orografica ed alle geometrie delle preesistenze.
La piazza sarà ovviamente priva di auto, né sosta né transito.
Sarnano, 23 Marzo 2010
Arch. Giuseppe Gentili
Dal libro dell'Apocalisse di San Giovanni apostolo "Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio…”
Questa è la sintesi del progetto della piccola chiesa della frazione Collicelli in Sarnano.
Pannelli in lamiera di ferro posti a memoria dei sacerdoti che hanno officiato la chiesa dal 1957. Il peccato originale di Michelangelo e la resurrezione di Piero della Francesca.
CONCORSO 1994 "50 CHIESE PER ROMA 2000"
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Sintesi della relazione
In un clima di generale caduta dei valori morali della società attuale, oltre alla mancanza di momenti di stasi volti alla ricerca spirituale, l’edificio-chiesa, ovunque esso sia posto, deve assumere un forte valore di riferimento anche dal punto di vista dell’immagine, all’interno di un qualsivoglia ambito in cui viene collocato.
Analizzando esclusivamente l’edificio-chiesa come presenza fisica di un complesso edilizio nel quartiere, questo deve configurarsi come oggetto emergente e riconoscibile non solo per il popolo cattolico, ma anche per tutti gli uomini che vanno alla ricerca di valori interiori, anche se non cristiani; quindi la chiesa-edificio deve essere il luogo-segno riconoscibile, nel quale tali valori vengono espressi.
Salendo sulla parte più alta di un qualsiasi delle nostre città storiche, siamo tutti in grado di riconoscerne gli edifici-chiesa realizzati nei secoli scorsi perchè connotati fortemente con caratteri riconoscibili, sia nelle forme delle volumetrie che negli spazi circostanti, questo diventa più difficile in un nuovo quartiere, sia per la forma dell’edificio chiesa che si omologa al resto del tessuto urbano, sia per la dimensione ridotta all’essenziale e quasi sempre con spazi circostanti ristrettissimi.
Pertanto l’edificio chiesa non deve ambientarsi con gli edifici circostanti, ma anzi se ne deve distaccare con violenza, sia per la bassa qualità del tessuto urbano e quindi non confondersi con esso, sia per i valore che tale edificio è chiamato a rappresentare.
Nel vangelo si legge (Gv 4,20-24) “… è giunto il momento ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità”.
Dalla Commissione Episcopale per la liturgia, progettazione di nuove Chiese, leggiamo: “.. lo spazio liturgico interpreta ed esprime simbolicamente l’economia della salvezza dell’uomo, diventando visibile profezia dell’universo redento, non più sottomesso alla caducità (Cf Rm 8, 19-21), ma riportato alla bellezza e all’integrità”.
Da queste due frasi prende corpo il nostro progetto; esaminando la prima frase possiamo sicuramente dire che la Chiesa non è un edificio, ma “Ecclesia”, Popolo di Dio pellegrinante, quindi l’assemblea per rendere grazie e lode a Dio potrebbe riunirsi in qualsiasi luogo del creato: in mezzo alla natura senza manufatti di valore intorno, potremmo al limite identificare questo luogo con un segno qualsiasi, tanto per ritrovarlo.
Da ciò potremmo dedurre che qualsiasi edificio costruito, arricchito abbellito, enfatizzato, o dalle belle forme, contrasta con la frase di Giovanni.
La seconda frase individua un luogo di speranza dove finalmente ci si può fermare e ritrovarsi interiormente nella Pace di Cristo, con se stessi e con gli altri; quindi un luogo sicuro nel quale rilassarsi e riscoprire la speranza ed i valori della vita dell’uomo, difficilmente individuabili nella concitata quotidianità.
Il nostro progetto quindi è stato organizzato come se fosse un “Universo Redento”, uno spazio non sottomesso alla caducità: la grande cupola trasparente, al di sotto della quale ci si rifugia temporaneamente per poi riammettersi nella materialità giornaliera, ricaricati e più sicuri di se stessi, e questo rappresenta tale universo.
Se non ci fossero motivazioni climatiche, la cupola sarebbe anche inutile.
La cupola è stata prevista realizzabile con strutture spaziali reticolari e coperta con policarbonato opaco molto luminoso, per dare la sensazione di trovarsi in mezzo alla natura; lo spazio coperto che ne risulta si compone di due aree ben distinte anche se in stretta relazione: una area delimitata da grandi sagome umane molto stilizzate e realizzate in cemento armato che racchiudono lo spazio vero e proprio dell’aula-chiesa e che rappresentano l’“ecclesia” cioè la vera Chiesa formata dagli uomini.
L’altra area posta tra l’ingresso esterno e quella appena descritta, è stato progettato in modo da suggerire l’immagine del deserto. Il deserto per i Cristiani è pieno di valori e di simboli riferiti alla vita di Cristo, ma anche per l’uomo moderno dovrebbe significare la necessità di temporanei isolamenti per ritrovare il momento della meditazione e della introspezione, primo gradino al contatto con Dio e con se stessi.
Il blocco dei servizi, essendo un edificio che prescinde dal concetto dell’universo redento, è stato volutamente semplificato in forme anonime.
I moderni edifici Ecclesiastici raramente sono immediatamente identificabili come tali da parte della gente, ciò perché certi elementi caratterizzanti la Chiesa, che fanno parte della memoria storica di ognuno di noi non sono più presenti nelle nuove realizzazioni, pertanto è molto difficile l’individuazione a distanza ed a volte anche da vicino, di una Chiesa, quindi è necessario reintrodurre, giustamente rielaborati, degli elementi tipici del linguaggio dell’architettura sacra.
Nel nostro progetto tale elemento è stato individuato nel campanile.
Il campanile è stato visto prima di tutto come segno ideale identificante il luogo dell’assemblea, come già sopra descritto, poi come segno di facile, percezione e riconoscimento per l’individuazione dell’edificio Chiesa. Il campanile in stile romanico, potremmo dire con tanto di bifora, è previsto realizzato con struttura spaziale reticolare aperta, con dei ripiani a diverse quote ed una scala interna per poter raggiungere lo spazio per le campane posto al livello delle bifore.
Principalmente il progetto prevede materiali naturali e molto semplici, anche per quelle parti della Chiesa che tradizionalmente vengono trattate e realizzate con materiali pregiati, quali altare, ambone tabernacolo ecc.
Noi riteniamo che la chiesa-edificio debba manifestare materialmente la semplicità e la chiarezza del messaggio evangelico e come tale anche i materiali e le forme debbono essere di immediata percezione, senza bisogno di acculturate mediazioni.